"Let It Be": la misteriosa origine della canzone più cercata dei Beatles

Un addio, un sogno rivelatore e una melodia che ha segnato generazioni. Scopri la toccante storia di "Let it be", l’immortale eredità dei Beatles.

"Let It Be": la misteriosa origine della canzone più cercata dei Beatles
Stampare

Tra i grandi classici della musica, "Let it be" occupa un posto speciale: è la canzone più ricercata dei Beatles e un vero e proprio simbolo di conforto e speranza. Con la sua melodia delicata e parole rassicuranti, questa ballata è diventata un inno senza tempo, capace di accompagnare milioni di persone nei momenti più intensi della vita, dalla tristezza alla riflessione, fino alla gioia.

Ma forse non tutti sanno che le sue origini sono avvolte da un’aura di mistero e spiritualità. In questo articolo ripercorriamo la storia affascinante di questo brano iconico, nato dalla mente di Paul McCartney negli ultimi, difficili giorni della band. Chi è la “Mother Mary” che appare nel testo? Perché Paul sentì il bisogno di scriverla proprio in quel periodo? E come ha fatto questa canzone a entrare così profondamente nell’animo di intere generazioni? Scoprilo insieme a noi!

UN SOGNO CHE CAMBIÒ TUTTO

Tutto ebbe inizio con un sogno. Letteralmente. Nel 1968, Paul McCartney attraversava un periodo turbolento: i Beatles erano nel pieno di forti tensioni interne, i contrasti si moltiplicavano e l'amicizia tra i membri si stava lentamente sgretolando. Per Paul, da sempre il più esigente e perfezionista del gruppo, quella situazione era fonte di grande stress.

Fu in quel clima teso che, una notte, Paul sognò sua madre Mary, scomparsa per un tumore quando lui aveva appena 14 anni. Nel sogno, Mary gli apparve con un volto calmo e rassicurante, come se sapesse che, nonostante tutto, le cose si sarebbero sistemate. Gli rivolse parole semplici ma profonde: “Let it be”. Lascia che sia. Non preoccuparti, lascia andare.
Quelle parole colpirono McCartney nel profondo, come una carezza inattesa.

Al risveglio, Paul avvertì una pace che non sentiva da tempo. Fu allora che, quasi d’istinto, cominciò a scrivere una delle canzoni più celebri e toccanti della storia della musica.

“WHEN I FIND MYSELF IN TIMES OF TROUBLE…”

Le prime parole della canzone sono così famose che quasi non hanno bisogno di presentazione:

“When I find myself in times of trouble, Mother Mary comes to me. Speaking words of wisdom, let it be…”

Per anni molti fan hanno pensato che “Mother Mary” si riferisse alla Vergine Maria. Ma McCartney ha sempre chiarito che si trattava in realtà di sua madre, Mary. Tuttavia, non ha mai escluso che la canzone potesse avere anche un significato spirituale per chi la interpretasse così. E forse è proprio questa la sua magia: ognuno la interpreta a modo suo.

"Let it be" fu registrata nel 1969, ma pubblicata ufficialmente solo nel 1970, come parte dell’ultimo album della band. A quel punto, il gruppo era praticamente sciolto. John Lennon non partecipava più con entusiasmo, George Harrison e Ringo Starr erano stanchi, e Paul era l’unico a cercare ancora di tenere insieme i Beatles. La canzone, quindi, suona anche come un addio.

UNA PRODUZIONE CONTROVERSA

La cosa curiosa è che esistono diverse versioni di "Let it be". La più nota è quella pubblicata nell’album finale, con un suono più maestoso e arrangiamenti orchestrali e chitarra elettrica aggiunti dal produttore Phil Spector. Ma McCartney non fu mai del tutto soddisfatto di questa versione. Anni dopo, nel 2003, uscì "Let It Be... Naked", un album che presentava i brani così come Paul li aveva immaginati all’inizio: più semplici, più essenziali, più autentici.

Questo dettaglio tecnico dice molto sulla tensione che si respirava nel gruppo. Ogni membro aveva idee diverse su come dovesse suonare la musica dei Beatles, e anche questo contribuì alla loro separazione.

LA CANZONE PIÙ ICONICA DEI BEATLES: UN’EREDITÀ ANCORA VIVA

Nata in un periodo di grandi tensioni, "Let it be" ha saputo andare oltre le sue origini, trasformandosi in un inno universale di pace, speranza e consolazione. Fin dal suo debutto, ha ispirato artisti di ogni genere – da Aretha Franklin a John Denver – e ha fatto da colonna sonora a momenti profondamente simbolici: matrimoni, funerali, manifestazioni, concerti di beneficenza. A oltre cinquant’anni dalla sua uscita, resta una delle canzoni più amate del repertorio dei Beatles.

Un dettaglio curioso: durante il celebre rooftop concert del gennaio 1969, "Let it be" non venne eseguita. Un’assenza che ha sorpreso molti, data la notorietà del brano. Eppure, forse, proprio in quell’omissione si cela un significato. Forse Let It Be non era pensata per un grande palcoscenico, ma per qualcosa di più raccolto, più intimo.

Nel 2021, il documentario "The Beatles: Get Back" di Peter Jackson ha regalato al pubblico uno sguardo nuovo sul processo creativo dell’album. Tra i momenti più toccanti, una scena in cui Paul McCartney suona"Let it be" in studio, circondato dal silenzioso ascolto dei suoi compagni. È un attimo sospeso, intriso di emozione: il momento in cui nasce una leggenda.

Oggi, "Let it be" è molto più di una semplice canzone. È un messaggio senza tempo, un invito dolce e potente a lasciar andare, a fare un respiro profondo… e a fidarsi.

“There will be an answer, let it be.”

E forse, proprio in un’epoca caotica come la nostra, quella risposta è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno.

Se vuoi scoprire di più sull’universo dei Beatles, su Speak Up abbiamo dedicato diversi articoli ricchi di curiosità, approfondimenti culturali e retroscena sulla band più famosa di tutti i tempi. Ecco alcune letture consigliate:

TODAY’S TOP STORIES